Il cheratocono è una malattia della cornea progressiva, non infiammatoria, tendenzialmente bilaterale, caratterizzata da un assottigliamento paracentrale del tessuto corneale causato da una progressiva “debolezza” di parte di tale tessuto. La porzione più “debole” della cupola corneale si “sfianca” progressivamente cedendo alla pressione interna oculare. Tale sfiancamento porta a una distorsione della superficie corneale. L’effetto della distorsione corneale è un disturbo visivo che dipende dall’elevato astigmatismo irregolare e, nelle situazioni più avanzate, dalle opacità cicatriziali corneali.
La prevalenza della malattia è intorno a 1/1000. Esiste un’associazione (ovvero una frequente coesistenza delle due malattie) con la congiuntivite allergica primaverile, la retinite pigmentosa, l’amaurosi congenita di Leber, la sindrome di Marfan e quella di Ehlers-Danlos, il prolasso della valvola cardiaca mitrale, la dermatite atopica e la sindrome di Down.
Nelle fasi iniziali della malattia la correzione del difetto miopico e astigmatico con gli occhiali garantisce un visus soddisfacente; con il progredire della condizione patologica è necessario utilizzare delle lenti a contatto rigide perché il difetto ottico diventa troppo irregolare per potere essere corretto con gli occhiali; nelle fasi ancora più avanzate si ricorre al trapianto di cornea. I
Recentemente è stata messa a punto l’unica vera terapia conservativa del cheratocono, ovvero un trattamento che rinforzi la struttura della cornea al fine di evitarne lo sfiancamento. Tale terapia si chiama “cross-linking corneale” ed è stata ideata negli anni ’90 da un gruppo di ricercatori collegati con l’università di Dresda. Partendo dall’osservazione che i pazienti affetti contemporaneamente da cheratocono e diabete non subivano il graduale peggioramento dello sfiancamento corneale, Wollensak, Seiler e Spoerl cercarono la maniera di riprodurre l’effetto positivo del diabete sulle cornee dei pazienti affetti solo dal cheratocono. L’eccesso di glucosio nei pazienti diabetici provoca infatti uno speciale legame tra le fibre di collagene che costituiscono il tessuto corneale rendendo tale tessuto più resistente. È come se si infittissero le maglie di una rete. La procedura che tali scienziati hanno messo a punto si chiama CROSS-LINK (legame interlacciato) e consiste nell’attivare con raggi ultravioletti la cornea saturata con vitamina B2.
Le controindicazioni al cross-link sono:
Recentemente è stata messa a punto l’unica vera terapia conservativa del cheratocono, ovvero un trattamento che rinforzi la struttura della cornea al fine di evitarne lo sfiancamento. Tale terapia si chiama “cross-linking corneale” ed è stata ideata negli anni ’90 da un gruppo di ricercatori collegati con l’università di Dresda. Partendo dall’osservazione che i pazienti affetti contemporaneamente da cheratocono e diabete non subivano il graduale peggioramento dello sfiancamento corneale, Wollensak, Seiler e Spoerl cercarono la maniera di riprodurre l’effetto positivo del diabete sulle cornee dei pazienti affetti solo dal cheratocono. L’eccesso di glucosio nei pazienti diabetici provoca infatti uno speciale legame tra le fibre di collagene che costituiscono il tessuto corneale rendendo tale tessuto più resistente. È come se si infittissero le maglie di una rete. La procedura che tali scienziati hanno messo a punto si chiama CROSS-LINK (legame interlacciato) e consiste nell’attivare con raggi ultravioletti la cornea saturata con vitamina B2.
Dopo l’instillazione di alcune gocce medicamentose e anestetiche, il paziente si sdraia su una poltrona reclinabile. Il chirurgo, con l’ingrandimento offerto da un microscopio operatorio, asporta l’epitelio corneale (morbida pellicola che ricopre la cornea) con una spatolina sterile. Vengono instillate le gocce di vit. B2 fino a completa saturazione corneale. La cornea viene sottoposta all’irraggiamento con luce ultravioletta per 30 minuti rinnovando ogni tre minuti la vit.B2.